Andando via da Napoli, in quel lontano 1973, per insegnare lettere nelle scuole bresciane, Napoli rappresentò l’immaginario nostalgico della mia giovinezza e dei miei sogni. Ma fu nella terra flegrea che trovai il luogo della deriva sentimentale e dei modelli di costruzione intellettuale per capire il senso della vita e il richiamo universale di umanità che non ha radici precise se non nell’abbraccio di un passato che ti fugge e, se non lo agganci, lo perdi definitivamente.
<<Sono d’accordo che è una terra tutta da scoprire e non sempre è stata valorizzata>> aggiunge Fiammetta, sentendosi chiamata in causa, essendo flegrea. <<Potremo dire che qui c’è l’emblema della vita fatta di passione, di piacere e di felicità; qui si vive in un vero paradiso climatico, qui si campa con la luce e i profumi. Dominano i colori caldi e intensi. Basta ora alzare un po’ lo sguardo e si può ammirare un’immensa e variegata tavolozza di colori.>>
(Da Vite parallele, pag. 148)
I cani, dicono, vogliono solo giocare e mangiare. Non interessa altro. Non è vero! Bisogna cogliere la dimensione ricca e complessa della loro vita con l’uomo e l’amicizia che danno riguarda anche il gioco, e per l’uomo ciò può comportare la riscoperta di quella sfera ludica che attribuiamo soltanto all’età infantile, ma che può invece essere una dimensione costante dell’espressione di vita, in quanto può rappresentare la gioia del vivere e l’ottimismo vitale che la serietà adulta inesorabilmente allontana o riserva ad ambiti di evasione e a momenti organizzati e riconosciuti per il gioco.
(Da Tess amica mia, pag. 152)
<<Quando si è a Pozzuoli, si deve subito puntare sull’isola di Procida, per due ragioni, la prima è che la traghettata di andata e ritorno ci permette dal mare di poter vedere Pozzuoli nel suo insieme. Pozzuoli vista dal mare offre uno spettacolo straordinario, i suoi colori emergono in maniera straordinaria e le sue case addossate attorno al Rione Terra e lo stesso Rione Terra delineano un vero e proprio paese orientale, suggestivo e pieno di colori e sfumature. La seconda ragione è che Procida è parte integrante della civiltà puteolana. Io per esempio non capisco i turisti che vanno a Procida direttamente da Napoli evitando di passare per Pozzuoli. Avranno una visione falsa della stessa realtà isolana. Pozzuoli e Procida appartengono alla stessa vita, alla stessa storia, allo stesso destino.>>
(Da Vite parallele, pag.95)
E’ la Storia grande che si cerca di mantenere viva, ma la storia privata, quella della famiglia di tutti i giorni, si perde. Mi sovviene quello che dice Omero nell’Iliade al canto VI, vv. 146-149:
Come è la stirpe delle foglie, così quella degli uomini.
Le foglie il vento le riversa per terra, e altre la selva
fiorendo ne genera, quando torna la primavera;
così le stirpi degli uomini, l’una cresce, l’altra declina.
C’è nella vita umana una ripetitività, per cui le generazioni si susseguono e nulla rimane se non un ricordo che piano piano evapora e solo la memoria dei grandi eventi trova posto nei manuali di storia, ma le individualità, le storie ordinarie finiscono, i singoli scompaiono, si guarda avanti, i figli diventano padri e madri e tutto si disperde come le foglie che cadono mentre sugli alberi sono già pronte a germogliare le nuove. Un nome, una identità e poi non resta più niente.
(Da Lettere da Trieste 1937 - 1940, pag. 10)
"Come abbiamo fatto ad arrivare fin qui? Ci siamo nascosti su navi mercantili o abbiamo pagato dei proprietari di imbarcazioni malmesse. Quanti naufragi! Quanta gente morta in mare. E quelli che riescono ad arrivare sulla terraferma, se non si nascondono, vengono sorpresi dalle forze militari locali e vengono o ridotti in schiavitù o uccisi. Qui siamo solo donne e anziani e bambini, perché gli adulti maschi o sono in fuga o sono già stati presi come schiavi o per finire nelle arene per divertire i vincitori, i violenti… non c’è speranza, è il mondo della Morte. Dov’è l’umanità di cui ora vi vantate?"
E qui la straniera tacque, anche perché il bimbo tenuto tra le braccia aveva cominciato a piangere. E allora la donna distolse lo sguardo da Virgilio, scoprì la sua mammella e avvicinò la bocca del piccolo al capezzolo. E mentre il bimbo, interrotto il pianto, riprese a succhiare con voracità, la donna passava la sua esile e bianca mano sul capo in un atteggiamento di tenero amore.
Virgilio rimase scosso.
Guardò i due centurioni.
Volse, poi, lo sguardo lungo il cunicolo, da dove era venuto e fece capire che la sua intenzione era quella di tornare indietro in maniera discreta, allontanandosi da quel vestibolo degli inferi, che non aveva bisogno di fantasia per essere descritto nel suo poema finalizzato al canto.
(Da Cercando l'antica madre, pag. 294)
L'origine dopo la vita non è purezza, non è nostalgica ricerca di un'identità che esclude, ma è pienezza data dal vissuto, che è intreccio, tela tessuta con sudore, fatica, sofferenza, pianti, delusioni e sconfitte. Ma il nuovo dell'origine è comprensione, è cultura.
Virgilio cerca l'identità romana non escludendo, non limitando, non impoverendo, ma mettendo assieme, unendo, intrecciando popoli, l'Oriente con l'0ccidente, in mille rivoli di incontri e mescolanze.
(Da Cercando l'antica madre, pag 17)
Ora la guida dice di sostare e sedersi attorno a lei, perché dovrà iniziare a parlare dei Campi Flegrei, dei suoi paesaggi, sia sul piano geologico e geografico che su quello storico e culturale. Dice che si soffermerà su alcuni aspetti della civiltà greco-latina dei Campi Flegrei, perché è questa che ha dato dignità e grandezza alla terra.
<<Oggi il popolo flegreo ha fatto di tutto per dimenticare il suo passato. Ma i nuovi cittadini, i giovani, le donne, credono in questa terra e cercheranno di dare nuova linfa e vitalità e saranno il futuro dei Campi Flegrei, che sono stati e torneranno ad essere un emblema di felicità e nuovo edonismo. Questa è una terra tutta da vivere, dove la vita entra fin dentro le ossa e cibo aria sole mare tutto diventa affascinante e coinvolgente. È qui che deve venire chi è affetto da depressione e da sofferenza mentale, perché qui c’è la risposta ad ogni dubbio. Qui c’è il vero paradiso terrestre, e i giovani avranno in questa terra il loro riscatto fatto di gioia e di benessere, questa è la vera alternativa ad un mondo che sta precipitando nell’odio e nella negazione di ogni forma di vita. Per questo è valsa la pena affrontare il difficile itinerario proposto e di cui vado fiera come guida. La ricerca del benessere fisico e spirituale, ma anche dell’eros, qui trova sua piena realizzazione!>>
(Da Vite parallele, pag. 90)
Porsi il problema di quale sia l'oggetto del narrare è dimenticare che ogni vita è narrazione ed ogni realtà concreta o immaginata appartiene alla vita di chi scrive o legge...
Quando mi trovo davanti ad un oggetto, un ambiente, un contesto materiale da descrivere, ho due possibilità, o rimangono nella mia immaginazione con i contorni sfumati per cui ne colgo solo la dimensione di percezione sulla mia sensibilità oppure mi sforzo di descrivere affidando alla potenza della parola la fisicità di ciò che sento.
Amo la letteratura, in particolare quella greco-latina, ritenendo gli autori del passato archetipi letterari che alimentano una linfa creativa, che apre squarci inaspettati sul sentire umano. Per questa ragione cerco di realizzare strutture narrative, che attingono al loro mondo, ma anche di parlarne esplicitamente. Piani espressivi sovrapposti e storie intrecciate in un’unica grande immaginazione.
Con la sezione Inedito intendo riportare una mia nuova narrazione, facendo vivere in tempo reale la costruzione di un'immaginazione letteraria, che poi diventa forma linguistica, destinata anche ad un'eventuale pubblicazione.
Intanto ho iniziato ad analizzare i miei libri, e ciò mi è possibile attraverso la proposizione di pagine scelte. Non avverrà cronologicamente, ma sulla base di intuizioni.
Vorrei creare un sito che viva quotidianamente come vetrina del mio amore per la "Poesia" intesa come espressione alta di letteratura.
Alla sezione "Osservatorio" della Scuola di Atene recupero un brano tratto da Dei semidei comuni mortali per ricordare che l'Utopia appartiene alla scuola.
La comunicazione pubblica e istituzionale di un preside è fondamentale per la conduzione quotidiana della scuola. Nell'archivio della sezione "La scuola di Atene" ho inserito un breve schema dal titolo "Appunti di gestione".
Tra le pagine scelte dell'ultimo romanzo Vite parallele ho riportato la narrazione che affronta la complessa tematica transgender. Le pagine si integrano con un brano della Gatta Cenerentola.
Seguono pagine del romanzo che riportano il drammatico discorso di Petronio a Nerone per salvare la vita di Agrippina: essere o apparire e l'arte della retorica nella civiltà romana.
Continuo a inserire pagine relative anche agli altri romanzi. Ora è il romanzo Cercando l'antica madre ad essere trattato. Lo scopo è di far emergere qualche spunto che ritengo particolarmente rappresentativo dell'immaginazione letteraria che mi ha ispirato.
Completo questa sezione con pagine relative a Tess, amica mia e a Lettere da Trieste 1937 - 1940, il mio primo lavoro. Brani del testo Dei semidei comuni mortali compaiono nella sezione Osservatorio della Scuola di Atene.
Voglio in sostanza sostenere che i modelli intellettivi, le sensibilità formative, i nuclei di sapere, che la fisicità degli atti hanno rappresentato, possono essere salvaguardati in qualche modo, anche se si utilizzano una tastiera o un e-mail. Perché io debba rassegnarmi al “buongiorno”, al “salve”, all’inizio di una e-mail e non seguire quell’atto di garbo, di avvicinamento, di umanesimo che offrono in quello spazio obbligato di out look le espressioni “mia carissima” (se c’è amicizia), o “gentilissima”(se c’è un rapporto più formale)? E perché non chiudere una e-mail con i saluti e l’eventuale abbraccio, che allontanano un po’di quella freddezza e di quell’anonimato che normalmente tali comunicazioni digitali presentano? Perché non recuperare da Cicerone quella garbata humanitas, che ci rende più simili agli dei?E allora non dico costruire forme espressive, che diventano ibride e poco funzionali, ma finché sarà possibile recuperare il piacere della comunicazione con la scrittura a mano, che è il piacere di sentirsi vivi con la propria fisicità, lo dobbiamo fare e quando invece siamo di fatto obbligati alla tastiera e alle lettere e-mail, non dimentichiamo la bellezza della relazione elegante dell’espressione calda, e salvaguardiamo quel margine di sogni e di immaginazione che ogni forma di rispetto e di considerazione producono in chi ci legge.Così ci sentiremo più vicini al mondo dei nostri sogni e dei sogni degli altri. E la vita ci apparirà meno arida di quanto le nuove tecnologie ci fanno vivere in cambio della rapidità e della trasparenza della comunicazione.