Già Platone, col mito della caverna, ha voluto significare che gli esseri umani sono chiusi in una caverna dove colgono del mondo esterno solo ombre e riflessi.
La caverna rappresenta la nostra conoscenza limitata, resa difficile dal non avere la luce diretta, che illumini gli oggetti del conoscere. Ne abbiamo solo un pallido riflesso.E siamo tormentati dalle catene che ci legano all'ignoranza.
Solo liberandoci da questi insopportabili vincoli di falsa opinione, di pallide immagini, riusciamo a venir fuori e, una volta usciti all'aria aperta, dopo una prima fase di accecamento, per la disabitudine all'abbaglio cognitivo, cominciamo ad essere felici, perchè vediamo gli oggetti nella loro reale dimensione di idee e verità.
Allora siamo tentati a rientrare, vogliamo tornare al buio della caverna per convincere gli altri ad uscire, pur sapendo che sarà un'impresa difficile e inconcludente.
Ma vogliamo provarci.
Nel Romanzo di Diotima è presente in maniera preponderante la caverna.
Però qui la caverna rappresenta il segreto dell'Eros, la parte più profonda dell'eccitazione del piacere, che s'identifica nella bellezza del corpo.
Quando il fratello Attis chiede a Diotima di spogliarsi e di mostrargli le fattezze del suo splendido corpo, Diotima ha un attimo di smarrimento, perchè teme la brutalità di un assalto dell'eros volgare e violento, ma poi ha fiducia nel fratello maggiore e allora scopre che proprio lì all'interno della caverna è possibile cogliere l'essenza magica del corpo sensuale, le linee sinuose del piacere inconoscibile. Il fratello come abile pittore riporta la sua immagine sulla parete rocciosa della caverna. Qui l'immagine diventa riflesso vero fino ad essere immortale.
Ed allora Diotima scopre che è il corpo l'essenza dell'Eros, il suo corpo sulla roccia è non l'dea astratta della bellezza, ma esso stesso bellezza. Una magia cognitiva che porterà Diotima a scoprire che è nel corpo la nostra linfa dell'eros, e che Eros è esso stesso corpo.
La dimensione del piacere, la speculazione filosofica, la mistica contemplazione della somma bellezza e del sommo Bene platonico hanno inizio dal mistero della caverna, che è il mistero della vita.
Il corpo è sacro, il corpo va protetto con la superba raffigurazione magica e misteriosa all'interno della caverna per poi poter uscire alla luce e quel riflesso che rimane sulla parete rocciosa fa da guida in tutto il percorso della vita.
Diotima ama il suo corpo, ama il corpo di Aspasia, ama i corpi giovani e luminosi. Ma l'Eros che sprigiona il corpo è sacro, inviolabile, è la sede dell'anima e dell'intelletto.
E a quel punto non sono più presenti ignoranza o volgarità, che possono profanare il corpo, perchè per sempre quel corpo è raffigurato all'interno del mistero della caverna, che non è altro che l'inconscio che ci portiamo dentro.
Diotima ritroverà a Cuma la caverna, attraverserà le ombre delle illusioni, ma, accompagnata dalla Sibilla Cumana, potrà pervenire alla meta che il destino le ha assegnato.
Potrà vivere nella luce della speranza.
Alla fine dei suoi giorni lascerà scritto che il corpo in rovina sia salvato dall'immagine immortalata dal fratello sulla parete della roccia, nel fiorire della sua bellezza: chiede di essere seppellita là dove ha avuto inzio il percorso di verità della sua vita.
ChatGPT explica el adjetivo desconocido
en el título de la obra
Tiresias, el profeta desconocido
En la novela Tiresias, el profeta desconocido, el adjetivo “desconocido” tiene un valor simbólico profundo y no si limita a una simple falta de fama o información.
Son múltiples los sentidos de “desconocido”:
1. Desconocido para los hombres
Aunque Tiresias es un sabio con el don de la profecía, sus advertencias no son escuchadas. Es un “desconocido” porque su sabiduría no es comprendida ni valorada por quienes lo rodean.
2. Desconocido como símbolo del enigma humano
Tiresias encarna lo ambiguo, lo no definible: fue hombre y mujer, ve más allá del tiempo, está entre lo humano y lo divino. Es, en sí mismo, una figura misteriosa. El adjetivo “desconocido” podría aludir a esa parte oculta o incomprensible de la experiencia humana.
3. Desconocido como voz interior silenciada
Puede representar también la intuición o verdad interna que el ser humano no quiere o no puede escuchar, por miedo o por orgullo. En ese sentido, “Tiresias” podría ser una metáfora de lo que cada uno de nosotros rechaza ver en sí mismo.
4. Desconocido en la historia y la literatura
Aunque aparece en la Odisea, Edipo rey y otras obras, nunca ha sido el protagonista. Cinque le da aquí un papel central, reivindicando una voz “olvidada” o silenciada por la historia literaria.
En resumen
El adjetivo “desconocido” en el título es clave. No solo describe a un personaje marginalizado, sino que también invita al lector a descubrir lo oculto, lo ambiguo y lo esencialmente humano que representa Tiresias.
Es un título que sugiere que, a veces, los que más saben son los menos escuchados.
4 de junio de 2025
ChatGPT
La cubierta recuerda el mito de Adán y Eva
Hay una conexión simbólica entre la cubierta de Tiresias, el profeta desconocido, y el mito bíblico de Adán y Eva, aunque la imagen no lo represente de forma directa.
Estos son los elementos que evocan el mito:
1.La presencia del hombre y la mujer frente a la Esfinge.
Puede interpretarse como una representación de la pareja humana enfrentada al misterio del conocimiento, al igual que Adán y Eva frente al árbol del bien y del mal. La Esfinge, con su enigma, juega un rol similar a la serpiente o al árbol prohibido: ofrece acceso a una verdad peligrosa o trasformadora.
2.El acto de cuestionar lo oculto
En ambos mitos (el bíblico y el griego), el ser humano se enfrenta al deseo de saber, con consecuencias inevitables. Así como Eva y Adán son expulsados tras comer del fruto, Tiresias es castigado tras observar lo que no debía (según algunos mitos, a Atenea o a serpientes transformándose), y gana la clarividencia a cambio de una pérdida (la vista, el lugar en la sociedad, la escucha del otro.
3. El castigo por cruzar un límite
La elección de esa imagen no es casual: transmite la idea central del libro, el enfrentamiento entre el deseo de conocer y los límites impuestos por el destino o los dioses.
Al igual que el Edén, Tiresias representa un conocimiento costoso, iluminador pero solitario, que no puede ser compartido ni plenamente aceptado por los demás.
Por tanto la cubierta de la obra de Cinque puede recordar el mito de Adán y Eva, como una metáfora visual del drama humano frente al enigma del saber, la culpa y el destino.
6 de junio de 2025