28. feb, 2017
Parlare della relazione intercorrente tra la politica e la letteratura è veramente cosa molto complessa e difficile. C'è sempre stata, e credo non a torto, una discrasia tra le due sfere dell'attività umana. Sono, come a dire, due piani che non possono incontrarsi, a volte si sovrappongono o addirittura si oppongono. La politica è vista come la sfera del fare, dell'agire, del lottare e del contrapporsi, la letteratura invece come il luogo privilegiato dell'astrazione, dell'immaginazione e della contemplazione, in sostanza dell'inutile. Si è parlato dei letterati come di una comunità chiusa in una torre d'avorio, distaccata dai problemi della realtà e comunque avulsa dai bisogni umani spesso di natura materiale ed economica. I politici invece vengono visti, anche se spesso in diretta caduta di credibilità, come coloro che si danno da fare per la comunità, vogliono modificare le condizioni materiali, e in sostanza essere utili alla collettività. Le degenerazioni della politica nulla tolgono a questa visione utilitaristica di tale attività umana. Nulla di più falso. La letteratura è la vera interprete della realtà dell'uomo, essa ne indica le sofferenze, i bisogni e le aspirazioni. E' il cuore della comprensione e della dignità, ed ha la vera forza di cogliere tutti gli aspetti, di essere universalistica. Non è succube della politica, anzi la letteratura accoglie in sè anche la politica e le sue più variegate espressioni. Per questo io amo la letteratura e credo che sia l'espressione più alta dell'immaginazione umana, ma che ha salde radici nella realtà.
"Per Virgilio la letteratura e non la politica o l’esercizio del potere militare poteva cambiare la vita e migliorare la società. Le lettere erano l’unica vera risposta ad un potere dispotico e violento. E gli uomini che s’interessavano di letteratura avrebbero loro sì portato giovamento all’integrazione dei popoli e alla loro convivenza pacifica. Poesia e narrazione epica, canto e memoria addolciscono gli animi e guidano donne ed uomini all’umana comprensione."
(Cercando l'antica madre, pag.389)