È un romanzo sull’importanza del corpo nella nostra vita e nelle nostre relazioni sociali e affettive.

Il protagonista del racconto è un professore di filosofia, ossessionato dal suo desiderio erotico di corteggiare e possedere corpi femminili seducenti. Ed è così forte il desiderio di possesso che è portato anche a stravolgere la realtà, vivendo spesso dimensioni parallele che più rispondono ai suoi bisogni affettivi e relazionali.

Il titolo latino riconduce al De rerum natura di Lucrezio, che, per tutta la narrazione svolta in prima persona dal protagonista, fa da filo conduttore per l’interpretazione degli accadimenti della sua vita.

Nel romanzo non vengono esplicitate risposte risolutive alle problematiche sollevate nell’osservazione filosofica della realtà, ma ci sono dubbi che non permettono mai di giungere a delle certezze.

Le ambiguità dominano in ogni risvolto della narrazione, e le scelte non sono altro che risposte emozionali, che sono sollecitate dalla percezione sensoriale.

È il piacere la nota predominante del racconto, e ogni riferimento culturale e filosofico rappresentato evidenzia come la corporeità, la materialità e la stessa sostanza dell’essere caratterizzano la realtà umana e naturale, per cui scienza e sentimento, corpo e anima sono facce di una stessa medaglia per tutto l’universo.

E lo scoppio di una pandemia non fa altro che rendere evidente questa verità che spesso si vuole nascondere dietro apparenze di convenienze sociali e perbenistiche.

Corpora mundi  sono, quindi, le dimensioni dell’essere, come ha specificato Lucrezio nella sua opera, che ammalia e incanta il protagonista. Il quale, tuttavia, alla fine tenta anche un’altra strada di interpretazione della realtà più mistica e rinunciataria, ma per poco, perché ben presto torna nella sua ossessione e il ciclo narrativo si chiude laddove aveva avuto inizio in una forma sorprendente. 

 

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